Con passeggiate e ricognizioni nel quartiere, vengono selezionati e prescelti porzioni di paesaggio: sono posti che magari i ragazzi e le ragazze conoscono bene o non avevano mai esplorato, margini o luoghi nascosti, porzioni invisibili. Le giornate di laboratorio si svolgono sempre all’aperto per camminare e guardare, e iniziare un lavoro prima di mappatura e successivamente di creazione sopra e all’interno di questi scorci. Viene a formarsi così una geografia di spot “sensibili”, punti speciali, zone di visione: una sorta di catalogo dello spazio aperto che diventa campo d’azione per riflettere e quindi creare, intendendo per creazione l’azione pura di fare, pensare, costruire e agire delle azioni o immagini inventate appositamente negli spazi specifici che si sono incontrati, e che dovrebbero essere una moltitudine e tutti diversi in modo da ottenere una cascata-archivio di angoli vissuti (o rivissuti) in una chiave differente.
Con questa modalità ogni partecipante diventa autrice-autore, con la partecipazione delle compagne e dei compagni come performer, di una o più azioni e immagini che possono essere realistiche, citazioni, fiction, o altro ancora e che si vanno a innestare come una nuova prospettiva appositamente inscritta nello specifico paesaggio. Nella costruzione di questi accadimenti, corpo e luogo non hanno una relazione di potere asimmetrico ma sono incastonati l’uno nell’altro: le azioni dei corpi sono modellate e costruite per esistere nella porzione di paesaggio scelta e non in un altrove intercambiabile.
È fondamentale che la produzione delle azioni performative sia curata, autogestita, e avvenga rapidamente, come un blitz di forze coordinate, e che subito si riesca a passare oltre senza una eccessiva affezione a ciò che è appena accaduto: si tratta di costruire l’archivio di un presente rapido.
Il contenitore di questo archivio potrebbe essere un blog, una pagina Instagram o una piattaforma scelta insieme alle ragazze ed ai ragazzi, in modo che il progetto e il percorso siano condivisibili, e diventino un modo per creare contenuti: non semplici immagini ma suggestioni e narrazioni.
Il libro Camminare di Henry David Thoreau sarà guida o punto di partenza per provare a stare nel fuori con la giusta attitudine attenta e contemplativa, simile a quella che l’autore mette in pratica nel suo camminare.